Può un’emoji valere come una Firma Digitale?

La nuova frontiera della firma digitale passa per le emoji.

Lo scorso 8 giugno in Canada è arrivata una sentenza che sembra avere il potenziale per rivoluzionare l’idea di contratto nel paese e che vede protagonista, suo malgrado, della vicenda Chris Achter, agricoltore della provincia di Saskatchewan.

L’uomo nel 2021 aveva ricevuto tramite un messaggio di testo da una cooperativa del luogo una proposta riferita alla fornitura di 87 tonnellate di lino, alla quale aveva risposto con il classico pollice in su – 👍 – del pacchetto di emoji tradizionalmente disponibile sugli smartphone.

L’intenzione di Achter, come egli stesso ha avuto modo di spiegare, era stata quella di confermare la ricezione della missiva digitale.

Di altro avviso era però stata la controparte, che aveva interpretato la risposta come una totale e definitiva accettazione dei termini proposti.

Non ricevendo l’ingente quantità di lino nei termini previsti dal contratto, la ditta aveva dunque deciso di portare la vicenda e l’agricoltore in tribunale.

Adesso, a due anni di distanza, il giudice Timothy Keene ha dunque dato ragione alla cooperativa, spiegando che pur non essendo “un modo tradizionale di firmare”, l’emoji con il pollice in su rappresenti “un metodo valido in queste circostanze”.

L’agricoltore dovrà dunque risarcire la controparte per un importo pari a 82.200 dollari canadesi, poco meno del corrispettivo di 56.500 euro.

A guidare il giudice alla particolare decisione hanno in realtà concorso altri fattori. In passato Achter aveva per esempio risposto ad altri messaggi della cooperativa con espressioni colloquiali come “yup”, “ok” e “sembra buono”.

“La corte – ha affermato il giudice Keene – non può, né dovrebbe, tentare di arginare la tecnologia”, “la nuova realtà” con cui anche la giustizia è oggi chiamata a fare i conti.

Una cosa è certa: d’ora in poi bisognerà pensarci su due volte prima di rispondere a una proposta che presuppone accordi di tipo economico con un pollice in su.

Fonte: Wired